1ª prova generale della Stronkaciui '08

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Alla partenza c’eravamo io, il suddetto Gambasecca, Massimo (Centauro) e Alessio (Gede).
Vi dico subito che non è stata una passeggiata, specialmente con il caldo che faceva da metà mattinata in poi. Penso di aver fatto più di 60 km., partendo da casa mia, perciò mi crederete se dico che è stata abbastanza dura. Comunque, ho ringraziato Ugo per avermi "costretto" a fare i salti mortali per liberarmi la giornata dal lavoro. Lo dobbiamo ringraziare anche per i lavori magnifici che ha fatto e sta facendo sul percorso, con l'aiuto di (pochi) altri volenterosi.
La prova è andata bene, i tempi sembrano giusti, la pedalabilità è totale. Quest’ultima osservazione può sembrare ovvia, ma chi ha avuto modo di vedere alcuni tratti come Pian dell’Alloro – Campeggio o la Sella o i Pinaroli, poteva anche credere che fosse “impossibile” farli in bici: questa parola, ahimè, non esiste nel vocabolario del mitico.
Il percorso è, secondo me, più impegnativo di quello dell’anno passato: questo era tra gli obiettivi, per cercare di ridare all’evento una connotazione caratteristica di “sfida con se stessi” che deve generare soddisfazione in coloro che lo portano a termine. In sostanza, i “survivors” avranno ragione di definirsi tali, un po’ come due anni fa.
Chi non ce la farà, sarà stimolato a riprovarci l’anno seguente!
Mi spiace che Max e Gede non siano potuti rimanere fino alla fine per motivi di tempo, anche perché (pure questa è una caratteristica consolidata dei percorsi che la nostra fantasia partorisce) la seconda parte è quella che prevede i tratti più tecnici e, allo stesso tempo, più gratificanti.
La cronaca della prova di ieri racconta di quattro intrepidi che da Monterotondo e Pianacce raggiungono la zona dell’ex Cantuccio (in attesa dell’apertura del primissimo tratto del percorso che ci farà arrivare nella stessa zona partendo da Miramare). Da qui si inizia a seguire il tracciato vero e proprio, salendo la pietraia e poi asfalto misto a sterrato fino al Mausoleo di Ciano, Collegio Americano e Castellaccio: partendo dal livello del mare è già un bel dislivello.
Da qui, breve tratto di Spaccafiamme, bretella e giù dal campone dei Fondacci fino in fondo, poi rapida risalita fino alla curva Nuvolari. Scendendo verso Casa dei Corsi si gira al cancello, si segue la rete e si entra nella parte, nuova di zecca, del comprensorio della cava di pietra. E’ una discesa non veloce, molto guidata e tortuosa, sotto un ombroso soffitto di vegetazione. Alcuni punti richiedono una certa perizia, ma va bene così, non toccherei più nulla. La nuova deviazione in prossimità del “braciere” è molto divertente e utile, in quanto permette di scorciare un po’ e di evitare soprattutto la pietraia fangosa in fondo ai “Neri”.
Si risale dapprima ripidamente poi zigzagando nel bosco, fino a ritornare nuovamente sullo stradone principale. Qui c’è un punto a rischio fango, in caso di stagione piuttosto piovosa dovremo eseguire qualche aggiustamento.
Poco oltre ci immettiamo nuovamente nel fitto del bosco, salendo dolcemente fino ad aggirare il poggio Piastrone, dal quale inizia la bellissima discesa verso la “Sedia” e poi ancora goduria giù per il “Tubozingato” , fino alla valle del Chioma. Percorriamo quest’ultima in falsopiano fino al Gorgo e s’imbocca la Viperaia, ultima asperità prima del ristoro di  Nibbiaia.
Già arrivare lassù sarà, per qualcuno, un’impresa… ma il bello deve ancora venire.
Si riparte su asfalto (conviene non strafare) fino a Poggio d’Arco, Piccionaia, breve deviazione di settecento metri per evitarne trecento di asfalto (!), poi si lascia il bitume definitivamente e ci si dirige, con un paio di strappetti, verso la vetta del poggio Ginepraia, luogo altamente spettacolare dal quale si gode una vista a 360 gradi della zona, isole comprese. Inizia la discesa, dapprima impegnativa, poi per un breve tratto (c’è da levare qualche pietra) molto impegnativa, infine comoda e … rinfrescante. A questo punto Max e Gede hanno dato forfait, a malincuore (ma anche con la felice consapevolezza di non dover fare più salite).
I “soliti” due proseguono, indomiti, scendendo rapidamente le Palazzine fino a raggiungere nuovamente il Gorgo. Stavolta si costeggia il rio Quarrata fino al guado delle Chioccioline (ora completamente asciutto), dopodichè s’imbocca la Sella che, magistralmente sistemata, ci riporta con strappi decisi intervallati da tratti in piano che ti ridanno fiato, fino alla casa dei Corsi. Dal capanno dei cacciatori ci si tuffa nello splendido Pian dell’Alloro, teatro di importanti lavori di recupero, specie nella parte più bassa. Il terreno è asciutto ma non più friabile come le scorse settimane, e si riesce a risalire tutto in sella fino in cima. Le gambe si lamentano, l’acqua nelle borracce scarseggia e la fame è in agguato, ma la bellezza dei luoghi ripaga di tutto.
Pian della Pineta è bello, panoramico e divertente. Evito di un soffio (per l’ennesima volta nella giornata, oggi lassù qualcuno ci ama…) di rompere cambio e/o forcellino, ed arriviamo alle Monachine, con la breve (ma comunque dura, vista l’ora) salita fino alla Terrazza, e relativa, immancabile, sosta.
Si riscende, il sole picchia forte, i riflessi sono un po’ appannati. La divertente discesa ed il falsopiano delle Piagge ci portano all’imbocco dei Pinaroli, che percorriamo velocemente pur essendo stanchi, sospinti dalla consapevolezza di essere vicini alla meta. I lavori di Ugo per rendere questo tratto percorribile in salita si vedono, ed il risultato è che arriviamo in cima (urlo liberatorio!) senza mai scendere.
La via dell’Esbosco, ex via di Smacchio, ci si presenta davanti, invitante e ripida: “Vai, goditela”, dice Ugo, ma la ragione che mi resta mi dice anche di non esagerare, sei stanco e poco lucido…
Si scende comunque a palla, drop sul masso compreso, e senza incidenti si raggiunge il Boccale.
Tanta roba.
Il 5 ottobre anche voi potrete dire: c’ero anch’io

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