Lo spirito di gruppo

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Ed infatti è stato così, nessuna salita mozzafiato e neppure discese da brivido; una serie di bei paesaggi, la natura nel pieno del risveglio primaverile, pratoni fioriti, incontri con personaggi singolari, larghe strade poderali, pochi singletracks.
Il modo di complicarsi la vita, ovviamente, lo abbiamo trovato: il proprietario prepotente che ha chiuso con un cancello la strada vicinale e ci ha costretti a trovare un sentiero alternativo (peraltro più divertente...); un altro sentiero chiuso dai rovi e dalle frasche (ce lo aspettavamo, ma non così!) che ci ha fatto compiere una deviazione inaspettata attraverso i campi e scavalcare un numero imprecisato di fossati.
Dulcis in fundo c'è stato lo "smarrimento" di gambasecca, rimasto attardato e dimenticato da tutti...
A parte gli scherzi, voglio prendere spunto da quest'ultimo inconveniente per fare alcune considerazioni: il nostro è un gruppo che, sin dall'inizio, ha portato avanti un modo di intendere la mountain bike un po' particolare, diverso sia da quello dell'agonismo corsaiolo che da quello del gruppetto improvvisato che fa il giretto domenicale nei dintorni, o del biker solitario che se ne va a spasso per i boschi in compagnia di se stesso.
L'idea è quella di organizzare delle escursioni in zone paesaggisticamente interessanti, coinvolgendo un certo numero di appassionati che condividono la stessa passione per la natura e per lo sport all'aria aperta.
Siamo rimasti sempre fedeli a questa impostazione, ed abbiamo avuto la soddisfazione di veder crescere il nostro gruppo e di raccogliere sempre maggiori consensi, "contagiando" anche persone provenienti da altre esperienze ciclistiche.
In questi ultimi due anni, in particolare, i ranghi del nostro gruppo si sono rinforzati con l'inserimento di "forze fresche", ragazzi giovani (finalmente) che amano questo sport ed apprezzano quello che facciamo, e che ci rimpiazzeranno quando l'osteoporosi e l'artrite reumatoide consiglieranno a noi vecchietti di appendere la bici al chiodo...
I ragazzi, però, sono per natura un po' indisciplinati. Specialmete, poi, se sono (come siamo stati tutti) abituati ad andare da soli o con pochi altri, dove ci pare e all'andatura che ci garba...
Un minimo di disciplina, invece, è necessario per portare avanti con successo questa particolare attività. Infatti, partecipando a queste iniziative che io amo definire "cicloescursionistiche", si deve fare uno sforzo: tenere a bada la propria esuberanza, il proprio entusiasmo, e mettersi al servizio del gruppo. Se ci pensate, infatti, è questo l'elemento che ci distingue dagli altri: non un certo numero di partecipanti al seguito di una guida esperta del luogo, ma un vero gruppo, dove ognuno deve mettersi al servizio degli altri e perseguire un risultato collettivo.
Con tutti questi discorsi cosa voglio dire? Soltanto che bisogna entrare in una mentalità un po' diversa da quella a cui siamo naturalmente portati.
E' necessario, ad esempio, evitare le fughe in avanti: lo so che le bici scalpitano, che chi più ne ha più ne metterebbe, sia in salita che in discesa, ma bisogna rispettare gli altri, i più lenti o quelli che possono avere una guasto meccanico. E chi conosce la strada non è detto che sia sempre il più veloce o che non abbia noie alla bici.
Inoltre, bisogna essere più consapevoli della posizione degli altri: non si deve tenere d'occhio chi ci precede, ma chi ci segue! Ma come, direte, è il contrario della normale regola per non perdersi... Certo, ma se ci pensate funziona bene ugualmente: sarà quello davanti che pensa a non perdere voi! Se c'è un bivio, aspetterà che abbiate visto dove dovete passare. E voi dovete fare lo stesso con chi sta dietro.
Altra regola: non prendere iniziative (deviazioni ecc.) senza confrontarsi con gli altri. In caso di indecisione o di opinioni discordanti, l'ultima parola spetta a chi guida il gruppo. Vedo già i sorrisetti di alcuni di voi, infatti questo argomento è stato scherzosamente dibattuto e sottolineato più volte.
Molte calunnie () circolano sul presunto dispotismo del responsabile di turno, scambiando un sano e funzionale decisionismo per antidemocrazia: non è così, si tratta di delegare qualcuno a fare il capogruppo e seguire le sue indicazioni, nel bene o nel male. Ben vengani i suggerimenti, ma l'ultima parola deve essere di qualcuno, sennò si perde un sacco di tempo. Se poi la persona designata non si dimostra all'altezza, oppure se qualcuno ritiene di saper fare di meglio, ben venga l'avvicendamento.
Date retta, così funziona: ormai è sperimentato. Seguiamo queste semplici regolette e ci divertiremo un sacco, ogni volta.

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