Stronkaciui 2009

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Sarebbe semplicistico dire “ve l’avevo detto”, qui si tratta di ben altro. Siamo di fronte ad un evento straordinario, la dimostrazione tangibile che c’è qualcosa di magico che avviene in certe situazioni e produce dei risultati che vanno oltre l’immaginabile.
Parole grosse, sproporzionate? No, affatto. Chiedetelo a tutti, anche a chi è abituato a partecipare ad eventi di notevole importanza: non è facile vedere una cosa del genere.
E’ una malattia? Un virus che contagia tutti quelli che si trovano a contatto con questo fantastico gruppo di appassionati? Ebbene si, qualcosa del genere.
La cosa che non finisce di stupirmi è una evidente anomalia aritmetica: sommando l’impegno e la capacità dei singoli elementi si otterrebbe un risultato che sarebbe (molto) inferiore a quello che, invece, è ottenuto nella realtà!
Ognuno di noi ci mette qualcosa, ma alla fine 1 + 1 + 1 + … fino a venti o trenta, quanto fa? Fa settanta, centoquaranta, duecento! E’ grandioso, ed ogni volta mi sorprende.
E chi è che rimane più soddisfatto? I partecipanti? Quelli che vengono da lontano e da vicino per godere la manifestazione? Macchè, i più contenti siamo noi, sono tutti quelli che hanno messo del suo, poco o tanto che sia, nell’organizzazione. E chi è più “contagiato”, chi ha messo di più… gode di più!
Bene bene bene…
Due parole sulle mie impressioni di ieri. Alla partenza c’era di che preoccuparsi, vista la mole del gruppo, ma la consapevolezza di essere pronti e determinati era rasserenante. Infatti, nonostante la grossa differenza di passo tra il primo gruppo e la coda, abbiamo gestito la cosa con compostezza, con una condotta che definirei quasi professionale. Ottimo anche il livello delle comunicazioni via radio, difficile fare di meglio.
Un mix di decisioni azzeccate, prontezza di risposta del settore ristorazione, culo… ha permesso di recuperare una situazione difficile e superare il momento dell’acquazzone che poteva diventare “tragico”.
Dopo, nella seconda parte, la situazione è (un po’) migliorata sotto l’aspetto della distanza tra testa e coda, grazie anche agli accorgimenti messi in atto da ogni settore e qualche aggiustamento nello schieramento delle guide. Ogni decisione di scorciare oppure no è stata azzeccata, la strategia studiata in precedenza è stata applicata con una facilità che ha dell’incredibile. Sapevamo che era la tattica giusta, l’unica maniera di uscirne con esito positivo, ma in cuor nostro sapevamo che non era per nulla facile metterla in pratica. Invece è stato un successo completo. Bravissimi.
Il percorso era ben segnato e, tutto sommato, in ottime condizioni, seppure con l’asciutto…
Un momento di scoraggiamento l’ho avuto a metà dello zerozero, vorrei dire quasi sul più bello: venivo giù con una certa baldanza, nonostante qualche sasso viscido, sapendo che è questo ciò che il gruppetto di testa si aspetta per godere una discesa bella ma sconosciuta. Uno schiocco al posteriore e mi accorgo che la catena è scesa sull’undici e non risponde al manettino del cambio. Trovo uno slargo e mi fermo, qualcuno da dietro mi dice che potrei aver rotto il braccetto del cambio. E si sta benino! C’è da salire il laghetto, la pietraia di Paltratico, il Pelato… sono fuori.
Poi mi accorgo che si è “soltanto” strappato e sfilacciato il cavetto all’altezza del morsetto, riesco a riserrarlo e ripartire a tempo record, anche se ho perso i cinque rapporti più lunghi.
La catena non scende oltre il quarto, ma su questi quattro riesco a cambiare. Pazienza, poteva andarmi peggio, molto peggio.
La salita del laghetto, resa viscida dalla pioggia, poteva diventare un dramma collettivo: invece è stata superata con lo spirito giusto ed è diventata una specie di sfida nella sfida che, alla fine, ha dato più gioie che dolori.
La cassetta dei vaffa, comunque, era virtualmente piena… Un pezzettino d’asfalto e la fonte ci hanno permesso di frenare i più scatenati e poi via, ancora emozioni.
Tutto bello, quasi troppo facile. Qualche difficoltà c’è stata, ma la reazione è stata pronta ed efficace.
Altro momento cruciale è stato quello in cui dal ristoro finale, già pronto e schierato, è venuta la notizia del probabile esaurimento del gas della bombola: “Siamo costretti a buttare la pasta, altrimenti rischiamo di non riuscire a cuocerla!”
Caspita, brutta faccenda, eravamo sempre lontanucci. A quel punto non restava altro che tirare a dritto senza rallentare quelli davanti, come invece stavo facendo da un po’ per non allungare troppo il gruppone. Quelli dietro, in questo modo, informati di volta in volta della posizione di quelli davanti, avrebbero avuto (così speravo e così è stato) la possibilità di decidere quali tagli operare per non farsi staccare troppo. Il risultato è stato ottimo, siamo riusciti a portare tutti all’arrivo prima del previsto e con uno scarto tra primi ed ultimi più che accettabile. Grande cosa.
Non ci sono gerarchie nel nostro gruppo, chi lo pensa si sbaglia, ma posso dirvi che siete l’equipaggio che qualunque comandante vorrebbe avere.
Un plauso a parte va fatto al settore ristoro, dal primo all’ultimo: un lavoro colossale portato a termine e gestito in maniera impeccabile, all’altezza della “professionalità” che dicevo prima. Grandi.
Io ci credevo. Sapevo che era difficile fare meglio dell’anno passato, o almeno rimanere allo stesso livello, ma ci credevo comunque.
Ora posso dire che avevo ragione.
Come ci diciamo spesso con Giacomo dopo ogni iniziativa particolarmente riuscita, riferendoci a tutto il gruppo e scherzando (ma fino ad un certo punto…): “Nella storia c’eravamo già, adesso siamo entrati nella leggenda”.
Post scriptum aggiunto "a mente fredda" il 9 ottobre 2009

 
E' passato qualche giorno, l'euforia lascia il posto alla soddisfazione e alle riflessioni.
Ho guardato le foto del Nencio, molto belle, e quelle altrettanto belle degli altri; ho guardato con piacere anche il filmato del "Colbacco", e non ho potuto fare a meno di immedesimarmi di nuovo nelle emozioni provate domenica.
Sulla base di quello che ho rivisto devo, a rischio di diventare noioso, fare ancora una volta i complimenti a tutto lo Staffe, sia per la preparazione dei sentieri ottenuta con il poco tempo libero a disposizione, sia per l'azione sinergica nella guida e l'assistenza del gruppo. Il ristoro, poi, uno dei soggetti più fotografati di tutti i tempi, non finisce mai di stupire.
E' importante, io credo, cercare di capire le ragioni di un tale successo, per farne tesoro nel futuro.
La passione, indubbiamente. è alla base di tutto quanto, ma oltre a questo si deve riconoscere che dietro alla performance dello Staffe c'è una consapevolezza collettiva di saper affrontare una prova così chiaramente impegnativa. Tale stato d'animo nasce, a mio parere, da quello spirito di gruppo, da me spesso citato, che si trasmette automaticamente a chi, anche solo in questa occasione o poche altre, si avvicina e si "mescola" alla nostra compagine.
Le cose come questa non succedono per caso. C'è, inoltre, una "scuola" che insegna la sintonia tra persone accomunate da un unico obbiettivo, è quella delle nostre iniziative, delle escursioni che facciamo ogni anno in giro per boschi e colline, vicino o lontano non ha importanza: Dolomiti, Elba, Apuane valgono tanto quanto la Livorno - Sassetta o la Donoratico by night...
E chi si avvicina entra subito in sintonia ed ha l'impressione di stare tra vecchi amici. Non è per nulla un caso.
Anche l'esperienza accumulata in tema di collaborazione e di attenzione nei confronti degli altri partecipanti alle escursioni, non deve essere sottovalutata, ed ecco che si spiegano meglio certi risultati eclatanti. Non per nulla alcune minime sbavature ed incertezze sono venute da chi era meno avvezzo alle esperienze suddette. Ma sono episodi insignificanti, ai quali il resto dello Staffe ha posto immediatamente rimedio.
Stessa cosa si potrebbe dire per il settore ristoro, che ha beneficiato della ottima organizzazione derivante dalla storia personale dei soggetti protagonisti, ma anche dell'affiatamento dovuto alle esperienze vissute insieme in questi anni.
Da ultimo, mi perdonerete come già avete fatto altre volte se me lo dico da solo, non posso non citare l'aspetto che, anche dalla rivisitazione fatta attraverso gli occhi dei fotografi e cineoperatori, mi sembra incontrovertibile: il tracciato era estremamente spettacolare, ma soprattutto indovinato, indovinato per la scorrevolezza di molti tratti unita alla presenza goduriosa di singletracks e pezzi tecnici, sia in salita che in discesa, azzeccato per gli scorci panoramici e la bellezza del sottobosco, impegnativo quanto basta e, dulcis in fundo, ben congegnato per le eventuali scorciatoie e i necessari raggruppamenti. Diciamocelo che questo ultimo aspetto ha favorito l'operato, senza dubbio encomiabile, delle guide.
A me è servito molto, mi ha permesso di fare quello che era di volta in volta necessario (allunga, rallenta, raggruppa, sfila, anticipa il ristoro centrale...).
Già, e qualcuno innominabile in questa sede mi capisce bene se dico che l'avevo già "visto finito". Ci serva di lezione per fare sempre meglio in tutte le nostre iniziative, piccole o GRANDI (come questa Stronkaciui 2009) che siano.