I soliti discorsi

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Stavolta si tratta della prima edizione della “Via del Carbone in MTB”, svoltasi domenica 26 Settembre 2010 su proposta e con l’appoggio del Comitato Festeggiamenti e dell’Amministrazione Comunale di Sassetta.

L'ANTEFATTO

Era da tempo che esisteva questa richiesta di collaborazione con il nostro Circolo per organizzare una manifestazione di MTB che ripercorresse i luoghi dell’antica attività di produzione del carbone, sulle orme dell’analogo evento di trekking che si svolge, da anni, il primo Maggio.
Lo scopo di questa iniziativa consisteva nel promuovere e far conoscere i sentieri e le bellezze naturale del territorio.
Per una serie di circostanze, quest’anno abbiamo deciso che era giunto il momento di sfruttare questa offerta, adeguando il calendario delle nostre iniziative in modo tale da lasciare spazio alla preparazione di questo raduno.
Naturalmente avevamo delle perplessità sulla possibilità di creare un percorso “come s’intende noi” in una zona piuttosto distante da Livorno, seppure abbastanza conosciuta per le svariate escursioni che, nel corso degli anni, abbiamo effettuato in quei dintorni.
Siamo partiti con un tracciato di massima, proposto da Giacomo, che prevedeva quasi esclusivamente stradoni e carrarecce, nonché qualche pezzo su asfalto. Questo ci garantiva di ridurre al minimo l’attività di pulizia e preparazione, ma certamente andava controcorrente rispetto ai nostri consueti percorsi, farciti di singletrack e per questo molto apprezzati.
Cammin facendo, con un minuzioso lavoro di esplorazione e pulizia portato avanti ora con un gruppetto ora con l’altro, ma sempre sotto l’attenta supervisione del Direttore e del Vicedirettore dei Lavori, siamo riusciti ad eliminare quasi totalmente l’asfalto e ad inserire diversi sentieri di pregevole fattura.
Memorabili le giornate trascorse a trovare e poi a ripulire la variante di Poggio Agliai, il bypass tra Crociale e Bagnoli, il collegamento successivo con la Via dei Mulini, per finire con l’ultima opera, il sentiero delle Fornaci che ha caratterizzato e reso gustosa la prima parte del giro.
Memorabili anche i picnic al Rifugio dei Maiali con diverse braciate e persino l’indimenticabile pasta alla carbonara (molto in tema…) seguita dalle mitiche bracioline dorate e fritte…
Con questi ritocchi successivi è calata la lunghezza complessiva del giro, ma è rimasta intatta, anzi è cresciuta, la sua durezza. Nelle varie ricognizioni sul percorso, abbiamo trovato anche la collaborazione di un biker locale, Marco, che ha tra l’altro provveduto a segare diversi tronchi che impedivano l’apertura del nuovo sentiero delle Fornaci.

LA VIGILIA

Arriviamo finalmente alla vigilia dell’evento; il sabato, giorno dedicato alla frecciatura, partiamo di buon’ora con diverse auto, armati delle belle frecce e dei vari tipi di cartelli indicatori che Gecko ha pazientemente creato, stampato e plastificato. Il drappello si costituisce nel piazzale che ospiterà la partenza, già transennato dall’Amm. Comunale perché sia lasciato sgombro dalle auto e dai mezzi pesanti che normalmente lo occupano: una bella dimostrazione di efficienza e di considerazione.
Si parte verso il paese dove imbocchiamo subito i deliziosi vicoli che costituiscono il breve “giro turistico” che abbiamo previsto per far conoscere la deliziosa parte antica del centro. Ci piace, e piacerà anche ai partecipanti dell’indomani.
Individuiamo il punto migliore dove far piazzare i fotografi e ci avviamo ad imboccare il nuovo sentiero aperto appositamente per evitare l’asfalto fino alla Madonnina. Il fondo è buono e si procede spediti, tutti possono apprezzare il lavoro fatto mercoledì nel campo (c.d. del “Favaio”) e sullo stradello successivo.
Pochi ritocchi e qualche freccia ed arriviamo in zona “Bagnoli”, dove decidiamo di suddividerci in due gruppi per non dover fare tutti il giro completo e risparmiare le forze per l’indomani.
Il resto della frecciatura trascorre velocemente e piacevolmente, in una inaspettata giornata di sole.
Alla fine ci ritroviamo tutti in zona Museo del Bosco per apporre insieme gli ultimi cartelli e rientrare alle auto soddisfatti del lavoro svolto. Dopo gli ultimi accordi con Paolo (il nostro referente del Comune) al bar dei cacciatori, si ritorna a casa tutti meno Giacomo che dormirà a Sassetta (ha casa in paese) e Alex che è venuto in serata con la consorte Mariarita per passare qui la notte in camper.

Prima parte del giro: IL DILUVIO

La notte, a Livorno, trascorre con un bel temporale e pioggia copiosa, ma al risveglio l’aria tersa ed il cielo azzurro fanno ben sperare. Ci terremmo ad avere una bella giornata, per poter avere il massimo di presenze e ripagare il Comune di Sassetta per il suo impegno ed ospitalità.
Purtroppo, mentre la carovana di auto si sposta verso Sassetta, nuvoloni dispettosi si addensano proprio sulla nostra testa e, giunti nei pressi di Castagneto, giusto quando superiamo Paolino C che arriva da Livorno in mtb (!), cominciano a cadere le prime gocce.
E’ ancora presto quando arriviamo al piazzale dove ci sono i cartelli “RITROVO/PARTENZA” in bella vista; siamo ovviamente i primi (escluso il camper di Ale già in posizione strategica per la raccolta dei dolci) ed occupiamo tutta una parte del parcheggio auto.
Neanche il tempo di scaricare la bici e viene giù il mondo.
Appena si attenua usciamo timidamente, mentre stanno arrivando parecchie auto e furgoni: in breve tempo riempiono ogni spazio libero e la zona è tutto un formicolare di biker con mantelline e ombrelli che scaricano bici, gonfiano ruote e riempiono zaini.
Qualche faccia perplessa c’è, anche in seno al nostro gruppo, ma la convinzione di andare comunque traspare dal comportamento dei più.
Altro scroscio e giunge l’ora della decisione: si parte. Non ce n’è uno che si tira indietro.
I partenti risultano un’ottantina, un bel numero considerando la pioggia e la concomitanza di diversi altri raduni. Il serpentone imbocca i vicoletti del centro, si lascia fotografare e parte per il primo sterrato; il fondo, almeno nel bosco, ha tenuto discretamente e le frecce sono al loro posto, gli alberi riparano un po’ dalla pioggia che continua a martellare.
Il campo del Favaio, invece, è parecchio allentato e scivoloso, tutti si adattano di buon grado a spingere le bici per quei pochi metri, sotto un cielo veramente minaccioso. I tratti in piano che abbiamo “zappettato” il giorno precedente sono diventate vasche per i fanghi termali, ma per fortuna non è per nulla appiccicoso.
Con poche difficoltà arriviamo allo stradone, lo percorriamo fino al Crociale e poi giù sul pavè della antica Campigliese che, lucido di pioggia, incute più timore a vedersi che non a transitarci sopra: basta non frenare…
Il sentierino successivo è una chicca, lo so, ma lascio passare un po’ di persone per accertarmi che nessuno tiri dritto al bivio. Quando inizio la discesa, piano piano dietro ad un gruppetto di biker prudenti, cerco di resistere…ma poi l’istinto ha la meglio, mi scuso e sorpasso. Troppo bello venire giù a palla!
Sullo stradone trovo altri che, con il sorriso idiota come il mio, aspettano fradici ma felici il gruppo.
Non si può stare troppo fermi, perciò si riparte mentre dalla radio si segnalano i primi rallentamenti e forature, ma niente di anomalo.
Ancora discesa e ancora pioggia, ma ormai siamo “di strizzo”… Il sentiero dei Mulini inizia a presentare le sue pietraie, ho qualche timore che siano scivolose ma ben presto mi rassicuro: si scende come treni, l’acqua forma un ruscello limaccioso che scende tra i macigni insieme a noi e tutti ci sguazzano allegramente dentro e fuori! L’adrenalina circola facendoci dimenticare qualsiasi diluvio. Giunge notizia che Mòlle s’è cappottato, ma senza conseguenze.
Cerco di fare qualche foto ma è un’impresa disperata, rimetto tutto dentro e me la godo così, cercando di fissare le immagini nella mente.
La discesa, come tutte le cose belle, finisce.
Siamo sotto a Castagneto, e ora sono cavoli nostri, c’è da smadonnare fino al primo ristoro. E chissà come si pedala bene sul ripido con questo bagnato!
Un piccolo intoppo all’imbocco della risalita: qualche simpaticone ha tolto le frecce al bivio.
Il cancello, inoltre, per il quale avevamo preso accordi informali con i boscaioli, è chiuso. Del resto è la sua condizione normale: il signore che tagliava la legna nelle vicinanze e che si era offerto di tenerlo aperto, avrà sicuramente pensato”Ti pare che con questa mattinata…”. Come dargli torto?
Comunque si passa ugualmente di lato e, lasciato un membro dello Staff a segnalare la deviazione, diamo l’assalto alla lunga e ripida salita.
Il fondo è, inaspettatamente, molto buono e chi ha la gamba sale senza eccessiva difficoltà, mentre il tempo ci da finalmente una tregua ed i primi raggi di sole baciano la comitiva variopinta e… fumante.
Qualche altra freccia mancante e qualche altra guida lasciata a far buona guardia: tutto funziona a meraviglia, lo Staff è una macchina da guerra!
Cerco di rallentare come posso i più animosi, mentre dalle “scope” arrivano segnalazioni di piccoli, inevitabili guasti. Altrettanto inevitabili sono le fughe in avanti di qualche gruppetto poco disciplinato che approfitta della frecciatura per “avviarsi” senza aspettare gli altri.
Questo aspetto mi preme sottolinearlo, perché vorrei che fosse puntualmente scoraggiato da parte dei membri dello Staff: infatti, non mi pare un comportamento in sintonia con lo spirito di queste manifestazioni, dove si partecipa per stare in compagnia e socializzare, godendosi tutti insieme la girata.
Io non dico che ci si debba ogni volta fermare e aspettare l’arrivo degli ultimi, questo no: ma credo che, con i dovuti accorgimenti che abbiamo messo in pratica più volte (scorciatoie gestite con accortezza per i ritardatari, ristoro centrale che permette il raggruppamento), si possa e si debba mantenere, tra “testa” e “coda”, un margine di ritardo accettabile.
E’ veramente brutto che ci sia chi arriva al ristoro con svariate decine di minuti d’anticipo rispetto addirittura a chi è in testa al gruppo, mangi e beva a piacimento e, per giunta, riparta quando non sono arrivati ancora gli ultimi. Non mi piace.
Garberebbe anche a me (e a tantissimi altri) pedalare senza interruzioni e farsi un bel giro tutto d’un fiato con il proprio gruppetto, ma nei raduni come il nostro è diverso.
E se poi il guasto meccanico o fisico ti capita a te? Cosa ne penseresti se tutti se ne andassero senza aspettarti? E’, purtroppo, una mentalità che ritrovo in chi è avvezzo ai raduni pseudo – agonistici oppure in chi frequenta certi gruppi di stradisti dove, se buchi una gomma, ti abbandonano al tuo destino. Dovremo fare in modo di dissuaderli…

A META' PERCORSO

Tornando alla nostra manifestazione, ci stiamo avvicinando rapidamente al punto di ristoro intermedio, gestito non senza difficoltà dalle nostre gentili consorti: Daniela, Marcella, Mariarita, Giovanna e Marinella, stavolta senza l’ausilio di mariti non pedalanti, si sono sobbarcate un grosso impegno ma hanno risposto alla grande.
Per fortuna ha smesso di piovere: la tavola esterna è imbandita di ogni ben di Dio, come al solito tutto veramente buono e ben distribuito. Ci voleva proprio.
Siamo anche in perfetto orario sulla tabella di marcia, e non è cosa da poco.
Si riparte, c’è ancora parecchio da sudare ma anche da godere. Gecko si avvia perché giustamente si preoccupa del bivio sul veloce stradello verso Prata, che qualcuno, nella foga, potrebbe mancare.
La discesa invita effettivamente alla velocità e non ci facciamo pregare, Gas addirittura si fa prendere la mano e ci sorpassa di slancio… salvo poi, dopo pochi metri, addirizzare completamente una curva infilandosi nella macchia! Nessun danno, per fortuna, e risate a crepapelle.
Il percorso qui è perfetto e tutto fila liscio, le frecce sono al loro posto e non piove più.
Si arriva a Poggio Agliai e, come se niente fosse, ci fiondiamo nel singletrack che fino a poche decine di giorni prima non esisteva neanche (ma pochi lo sanno), giù fino al guado che, ovviamente, è bello gonfio d’acqua: l’occasione per Nencio è ghiotta e sfodera la fotocamera, immortalando varie persone che vi sguazzano dentro allegramente. Spicca la prestazione di Amedeo che entra nell’acqua come una palla di schioppo, sollevando spruzzi altissimi.
Breve sosta per cambio di pastiglie alla bici di Paolino M, e si riparte per superare il dislivello che ci separa dall’arrivo. Lo stradone in salita ci porta all’imbocco del 104, un sentiero sul quale abbiamo lavorato e che adesso ci restituisce la soddisfazione di pedalarne una gran parte. Purtroppo il gruppo che ha messo le frecce su questa parte del tracciato non ne aveva quasi più, e qualche bypass non risulta abbastanza evidente.
Ma niente di particolarmente dannoso, tanto qua e la si doveva comunque scendere dalla bici.
Arrivati al Museo del Bosco, la zona “vera” dei carbonai, c’è già aria di vittoria, sia da parte dello Staff che si rende conto che il più è fatto e l’operazione è riuscita, sia da parte dei partecipanti “sopravvissuti” che assaporano la soddisfazione di essere arrivati in fondo. Qualche preoccupazione per Mandre che, dal fondo del gruppo, viene segnalato in difficoltà fisiche, poi superate.
Il “girotondo” del Bufalaio, eccezionalmente autorizzato per l’occasione (normalmente è interdetto alle bici), è la ciliegina sulla torta… almeno per quanto riguarda la fase pedalatoria della manifestazione. I complimenti e le foto si sprecano, la vista del paese dalla cava è molto apprezzata, come immaginavamo.
Ultime fatiche per rimontare fino alla strada e poi l’arrivo, in perfetto orario, stanchi ma soprattutto soddisfatti.
Decido di approfittare dell’opportunità di fare la doccia al campo sportivo. Molti altri l’hanno già fatta, infatti l’acqua del boiler non è granché calda, ma il fango da dosso bisogna pur levarcelo…

LA CONCLUSIONE

Si torna alla zona del ristoro finale, il cielo è di nuovo minaccioso e qualche goccia bagna le tovaglie di carta dei due enormi tavoli apparecchiati. Tanta gente che chiacchiera e commenta, qualche stretta di mano e facce sorridenti, lo spettacolo della polenta scodellata dal grande paiolo e il profumo delle salsicce arrostite.
Anche il Comitato dei Festeggiamenti è una macchina da guerra, sono avvezzi a mettere a tavola centinaia e centinaia di persone.
Tra una risata e una porzione di polenta al sugo di cinghiale, tra un applauso al Comitato e uno al Circolo Porto, tra un bis di salsicce (e anche un tris…) ed un bicchiere di rosso, si conclude questa prima, avventurosa edizione..
I complimenti e le promesse di ritornare l’anno prossimo si sprecano, ma il più bel commento è da parte di uno degli addetti alla cucina: “Noi cacciatori non siamo normali, ma voi siete peggio!”
Grazie a tutti

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